
E' un tema di cui se ne discute poco, ma che tuttavia, non è di minore importanza rispetto alla moltitudine di casi con matrice ecologica-sociale che vengono spesso trattati :
Il problema della deforestazione in Africa.
Secondo una ricerca effettuata da Peacelink, un sito pacifista di informazione economico-ecologica si è scoperto che, in Africa, ogni anno 60 milioni di metri cubi di legname vengono tagliati illegalmente. La foresta africana ha perso 52 milioni di ettari in 5 anni, e l' Italia è il primo importatore di legnami del continente. Un giro d'affari stimato intorno ai 75 milioni di euro, un mercato che attira sempre di piu' l'attenzione della criminalità organizzata.
Il problema è serio e questo imponente giro d'affari ne è la mera testimonianza, il curatore dell'articolo (Christian Benni) inoltre analizza trasversalmente il problema parlando di una sorta di far west, in cui le compagnie estrattive arrivano sul suolo africano, lavorano per 10 anni e se ne vanno senza apportare sviluppo o beneficio. Anzi: creano scontento e rivalità fra le popolazioni attratte dal miraggio della ricchezza e del benessere.
La società civile africana inizia a protestare, con oltre 100 orgazzazioni ambientaliste e umaniste al suo seguito chiede di "mondializzare il problema" (W.Taorè), divulgando al mondo questa problematica com'è avvenuto con la foresta amazzonica. S'è iniziato con l'interpellare la Banca mondiale chiedendo di fermare il piano di sviluppo economico dei paesi coinvolti che diventerebbero la seconda foresta pluviale piu' estesa al mondo.
Ben 3 anni sono trascorsi ormai da queste richieste ma, nè l' informazione nè gli istituti economici chiamati in causa, hanno agito in maniera ferma e decisa per arginare questa piaga ecologica e sociale. Lasciando l'Africa, per l'ennesima volta sola a sè stessa.
Sono tuttora in corso trattative con le organizzazioni competenti anche se, burocrazia e problemi logistici (sopratutto in queste circostanze), ne sono il normale filo conduttore.
Archivio Italy.peacelink.org