giovedì 30 luglio 2009

Notizie buone (ogni tanto). Il fotovoltaico "tira" da paura.





Da 50 megawatt di potenza installata a 342 megawatt in un anno. La diffusione del solare fotovoltaico in Italia dal 2007 al 2008 è più che quintuplicata. La ricerca è dell'Università la Sapienza e del Cirps.

Secondo una ricerca dell'Università la Sapienza e del Centro di ricerca per lo sviluppo sostenibile (Cirps) presentata a Roma durante il convegno 'L'economia del sole’, organizzato dalla fondazione UniVerde, il numero di impianti fotovoltaici ha avuto una crescita del 318%, passando da 7.625 a 31.875 sempre in un anno.
E gli aumenti si vedono anche nel fatturato: la vendita degli impianti fotovoltaici ha generato nel 2008 circa 1.150 milioni di euro, rispetto al 2007 un incremento del 150%, con il volume delle vendite attribuibile per circa il 52% alla lavorazione.
Certo se confrontati con i dati degli altri paesi europei - la Spagna è a quota 2.511 e la Germania a 1500 - l'Italia non sembra più così virtuosa, ma si posizione comunque ben più avanti rispetto al Portogallo ad esempio (50MW) e alla Francia (46MG).

Diversa la situazione per il solare termico. In Italia si parla di una superficie di più di un milione e mezzo di metri quadrati, equivalenti a una potenza di 1,1 gigawatt. Il mercato italiano rappresenta così il 9% in Europa dove sono in funzione impianti solari termici per una superficie complessiva di 27 milioni di metri quadrato (19 GWth), con in prima linea la Germania che rappresenta il 44% del mercato totale e a seguire, molto distanziate, Spagna (9%), Francia (8%), Grecia (6%).

Dati che fanno capire che il cammino è ancora lungo: "C'è ancora molta fatica da fare - ha detto Gianfranco Rotondi, ministro per l'attuazione del programma, intervenuto al convegno - la buona volontà c'é, non ci sono ancora numeri che diano il senso di un cammino che è gia premiato dalle scelte dei cittadini. Secondo Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della fondazione UniVerde, "le potenzialità dell'Italia sono enormi in questo settore che ha già creato molte migliaia di posti di lavoro e in futuro se ne potranno creare ancora di più se si riuscirà ad arginare le pressioni di alcune lobby che frenano lo sviluppo del solare perché hanno interesse ad altre energie".
(Ansa)

Questo ci fa pensare al post sopra e mi viene spontanea una domanda.. Saranno così indispensabili 12 nuove centrali nucleari?

Come direbbe il Manzoni: "Ai posteri l'ardua sentenza.."

lunedì 13 luglio 2009

Scajola, "l'anno prossimo cominceremo a costruire le centrali", Caorso tra i siti



Il Senato approva definitivamente il «Ddl Sviluppo». Ora è legge e in Italia dopo 22 anni torna nel nucleare. Il Ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola è atteso a sei mesi di fuoco. Il governo deve presentare nei prossimi sei mesi i decreti attuativi per la selezione dei siti su cui nasceranno le centrali e per gli stoccaggi dei rifiuti radioattivi. Entro la fine dell’anno saranno individuati e confermati i siti su cui costruire le centrali ed entro un anno ne sarà richiesta l’approvazione al Parlamento. Se l’obiettivo è la costruzione di 12.000 Megawatt atomici a regime, con investimenti stimabili in circa 35 miliardi, dall’intesa Italia-Francia di febbraio dovrebbero nascere 4 centrali Epr da 1.600 Megawatt l’una (una di queste è quella di Caorso, alla quale sembra favorevole il centrodestra In Provincia e Comune di Cremona).Scajola sottolinea infatti che è arrivata «disponibilità a livello locale da vari enti». Altri reattori potrebbero essere gli Ap 1000 di Westinghouse.

Ma proprio su comuni e regioni sono puntati i riflettori. La Toscana con il governatore Martini, il Piemonte con la governatrice Bresso contestano «una scelta sbagliata». La Puglia con Nicky Vendola, la Sardegna con Ugo Cappellacci, la Basilicata con Vito De Filippo sono schierati per il «No» così come il presidente della conferenza delle Regioni Vasco Errani che contesta «una strada sbagliata». Aperture erano arrivate a suo tempo dal Veneto e dalla Lombardia. L’orizzonte temporale per avere le prime centrali nucleari in rete è ipotizzabile intorno al 2020. Ecco i primi nomi dei siti che ospiteranno le centrali: Monfalcone (Go), Chioggia (Ve), Ravenna, Caorso (Pc), Trino (Vc), Fossano (Cn), Scarlino (Gr), San Benedetto (Ap), Latina, Termoli (Cb), Garigliano (Ce), Mola (Ba), Scanzano Ionico (Mt), Palma (Ag), Oristano. Resta comunque sempre aperto il problema dello stoccaggio delle scorie radioattive, infatti, si è calcolato che a regime, solo le prime 4 centrali costruite produrranno intorno ai 7.000 Mc di scorie all’anno (oltre agli 8.000 già presenti nelle vecchie centrali). Pari a 14.000 t. di materiale altamente radioattivo. Assieme alle altre si raggiungerà la cifra di 42.000 t.

Sempre coscienti del fatto che in Italia non esistono siti idonei allo smaltimento di questo materiale i presupposti sono quindi l’esportazione. Cosa che farà sicuramente “lievitare” i prezzi dell’energia prodotta e quindi le bollette degli stessi cittadini.